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Boulders No Borders: Abbattere i confini che separano le persone.

Cos’è per te inclusività?

E per lei? Per loro? Sarebbe bello partire da uno scambio di idee reciproco per sviluppare insieme questa parola. Magari una prossima volta faremo proprio così. Intanto abbiamo voglia di raccontarvi un po’ la visione di Boulders No Borders.

Per noi inclusività rappresenta molte cose, potremmo dire che è il fondamento di Brocchi Sui Blocchi, il terriccio fertile e bio-diverso da cui diamo forma a tutto ciò che creiamo e facciamo. Inclusività per noi è condivisione, antisessismo, è scalare insieme sotto uno stesso blocco, o ai piedi della stessa falesia, senza divisioni né confini. Per questo un anno fa è nato lo slogan Boulders No Borders, l’arrampicata per unire, mai per dividere.

Grafica realizzata da Michela Cavalleri

Boulder è condivisione

L’idea di Boulders No Borders prende forma con il tour con LaSportiva 2022 e inizia esattamente con il tracciare blocchi senza grado durante gli eventi nelle palestre. Come dice qualcuno di noi: “perché siamo socialisti”. Perché, di fatto, questo non è che l’approccio egualitario applicato al bouldering: sotto un blocco siamo tutte e tutti uguali, di fronte alle difficoltà così come ai successi, e lavoriamo insieme per risolvere un problema. In questo lavoro di squadra non importa il grado, che viene messo da parte a favore della collaborazione. E soprattutto per poter dire che se un blocco lo chiudi te, vale anche per me, no?

Nel boulder poi è molto facile fare gruppo con chi trovi a scalare vicino a te, basta superare la difficoltà iniziale, cioè il non conoscersi, ma spesso bastano due consigli, una richiesta di methode, che si è subito compagnə di squadra. 

Visto che poi questa vicinanza fisica non ci bastava, abbiamo dato il via a un’intera community per poter condividere tutto, dalla tristezza per una giornata no, allo stampaggio inaspettato del progetto, alla fatica dell’allenamento; quando siamo insoddisfatti dei nostri pochi passi avanti e quando invece siamo felici per il miglioramento; quando si bevono birrette e quando è semplicemente bello stare in compagnia, all’aria aperta, sotto lo stesso sole.

Il boulder è condivisione, foto di Roberto Mor

Boulder è antisessismo

Boulders No Borders si erge per un senso di inclusività estremamente profondo in una società che è troppo spesso machista e sessista, cosa che si rispecchia poi nel mondo dell’arrampicata, dove spesso o sei il maschio forte o non vali nulla; o sei la femmina fica che ha bisogno di consigli o se scali duro è perché in fin dei conti sei un “maschiaccio”.

Rivendichiamo l’uguaglianza di genere e di orientamento sessuale, siamo tutti e tutte uguali davanti a ciò che scaliamo, così come di fronte a ogni aspetto della vita. Ciò che conta è poter esprimere sé stesse e sé stessi e accettarci come siamo.

Boulder è niente confini

In un mondo che spesso divide, giudica, sminuisce e allontana il diverso, invece che comprendere e accogliere, possiamo con gioia dichiarare che sotto un blocco siamo tutti uguali, non esistono confini, non esistono nazioni, si è tutti uniti da un’unica passione.

Quante volte a scalare incontriamo gente nuova, di tutti i paesi? Alla fine sotto i blocchi parliamo la stessa lingua, ci rivediamo nello stesso gesto, nella stessa attività.
Il bouldering ci unisce ed elimina ogni frontiera, qualunque divisione possibile. Ha lo straordinario potere di avvicinare e far conoscere persone che magari non si sarebbero mai incontrate, per studi o lavori diversi, per storia, per abitudini e amicizie diverse. Ma l’arrampicata come unico comune denominatore spesso è sufficiente.

Con quest’idea, questo modo di vivere l’arrampicata, rivendichiamo per tutte e per tutti la possibilità di scalare, senza doverci sentire inadeguati per come siamo, ma uguali sotto lo stesso blocco. Boulders No Borders è lo slogan di Brocchi Sui Blocchi per un mondo più bello, più equo, più bio-diverso.

Laura Persavalli

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Preferisco Ghisarmi. Com’è nato il podcast di Brocchi Sui Blocchi.

TUTTO INIZIA CON UN’ALLEGRA OCCUPAZIONE

E’ una sera come le altre quella in cui i Brocchi decidono di invadermi casa. Devono attuare il loro piano di conquista molesta, ma non armata, del mondo e per farlo serve un luogo isolato, non in città, troppo banale e facilmente localizzabile. La scelta perfetta già lo avete capito qual è.

“Abbiamo bisogno di un posto silenzioso per registrare… scusa, puoi non fare rumore Laura?”. Così inizia la composizione del podcast d’arrampicata di questi quattro Brocchi, non ho ancora capito se più amici d’intesa o compagni di avventura. Tra la brezza del Lago di Garda e il silenzio imposto, ispirazione e concentrazione si uniscono e fluiscono in un tutt’uno quasi perfetto. No, la sto romanzando, ci sono errori, risate, sedie che stridono e che fanno arrabbiare tutti.

Un po’ leggo, cercando di non fare il minimo rumore, persino sfogliando le pagine – non vorrei mai essere proprio io a interrompere il flusso naturale d’idee. Un po’ ascolto incuriosita questa passione uscire da persone non professioniste dell’intrattenimento, non professioniste dell’arrampicata, solo innamorate di ciò che vogliono raccontare. Sorrido. “Eccolo qui lo spirito Brocco” penso.

Grafica del podcast disegnata da Michela Cavalleri

UN ALTRO PODCAST, UN PO’ PIU’ SOCIALISTA

Inizia così questo podcast che porta i Brocchi di nuovo su Spotify. Eh già, di nuovo. Durante il primo lockdown della pandemia, nel 2020, quel brocco da biblioteca di Amedeo decideva di mettersi a leggere ogni libro di arrampicata che riuscisse a trovare – sempre con mio grande piacere visto che ora abbiamo casa piena di racconti di rocce e di ghisa – e di farne un podcast a tempo perso, o almeno così sembrava. Il risultato di tante letture è Recensioni Brocche, ancora disponibile su Spotify.

Questo primo esperimento, nato dalla noia e dalla voglia di tornare a uscire e scalare, libera così la via a questo secondo podcast, un po’ più strutturato, molto più socialista. Infatti, qui abbiamo non una, ma ben quattro voci, che si riuniscono per il desiderio di trovare nuovi modi di raccontare storie d’arrampicata, e non solo quella dei più forti, ma anche quella degli scarsi, degli ultimi, di chi non si tiene ma è troppo innamorata per mollare. Nel podcast ogni voce rispecchia il proprio percorso, la propria visione, il vissuto personale di questo sport poliedrico.

Veniamo ora al nome. Preferisco Ghisarmi è quella risposta perfetta a ogni occasione. Di fronte al dover lavorare, studiare, dormire, fare ape o registrare, arrampicare diventa l’unica scelta desiderabile. O meglio, arrampicare male, perché quando ti ghisi troppo forse qualcosa che non sta andando proprio proprio come dovrebbe c’è, come ben sappiamo. E’ così che Preferisco Ghisarmi diventa l’unica scelta possibile per dar nome a questo nuovo podcast.

PREFERISCO GHISARMI_puntate (4)
Roberto Mor, Amedeo Cavalleri, Davide Borgogno e Dario Cressoni, i quattro speaker del podcast

IL RAGIONAMENTO CONTORTO, MA NEMMENO TROPPO, DIETRO A TUTTO

L’idea del format nasce durante i lunghi viaggi andata e ritorno in direzione dei raduni di arrampicata passati ad ascoltare Power Pizza. In questi momenti di convivenza ristretta ascoltare podcast può essere davvero un’ottima idea per imparare e farsi due risate. E poi provate a stare due ore in macchina con la musica di Amedeo. Viva la diversità, ma troppa trap stroppia. Perciò lo spunto illuminante è parlare di storie, di questioni sociali e ambientali, e allo stesso tempo intrattenere. “Bho, tanto tra noi già ridiamo sempre, speriamo di far ridere anche gli altri”.

Arriva poi lo sponsor. Si vuole alzare un po’ il livello del prodotto rispetto al primo podcast e per poterlo fare servono i microfoni giusti, un montaggio professionale, grafiche riconoscibili, una sigla fatta bene. Dopo un po’ di corteggiamento, ecco: da La Sportiva arriva l’ok, pare l’idea piaccia, e così supporta il podcast brocco.
Infine, manca creare la sigla. Beh, Pupetti Tutti Matti è un fenomeno social che spacca e che fa davvero ridere, con queste canzoncine che rimangono in testa all’infinito. Ci si immagina subito di aprire il podcast e sentire Pupetti Tutti Matti che parte. L’idea fa impazzire. “Perciò gli abbiamo chiesto, anche lui ci ha detto di sì ed è uscita benissimo”.

Poi, ecco, per comprendere davvero l’origine del tutto va considerato che forse c’era voglia di questo tipo di contenuto, che raccontasse l’arrampicata in modo diverso. Del resto, i podcast vanno di moda, l’arrampicata pure. Perciò, in estrema sintesi si può dire che il popolo dell’arrampicata ha deciso che questo podcast dovesse avere inizio. E i Brocchi hanno risposto, a modo loro.

Laura Persavalli

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Su ambientalismo e rispetto

PERCHÉ ESSERE AMBIENTALISTI

Vivere la montagna è una delle rappresentazioni più potenti del vivere in equilibrio con il nostro pianeta. Creature in cerca del proprio habitat più vero, noi arrampicatori, ci ritiriamo nella protezione di queste curve insieme accoglienti e severe ogni volta che possiamo. Qui cerchiamo svago, avventura, i limiti con noi stessi e con le pareti; soprattutto cerchiamo il blocco – o parete – perfetto per svolgere quell’attività che tanto ci piace, arrampicare. Perciò, alla fine, i motivi che ci spingono fin lì sono puramente egoistici, o egocentrici se preferiamo. Allo stesso tempo, però, cerchiamo un elemento fondamentale, quei paesaggi puri e incontaminati, privi della presenza di una civiltà che altrimenti è sempre presente, dove poterci sentire liberə e selvaggə. E in questo sta l’equilibrio: fare ciò che desideriamo, sempre rispettando l’ambiente naturale che ci accoglie.

In virtù di tutto questo, noi arrampicatori abbiamo il dovere di essere ambientalisti. Possiamo prendere posizione e scegliere di scostarci da quel modello consumistico della società moderna che usa il luogo e se ne va, e rivolgerci alla montagna come ospiti itineranti che si inseriscono nella comunità locale e vivono il luogo rispettandone i ritmi e gli spazi. Ecco che allora queste montagne, sentieri, ghiacci e pareti li viviamo; non li consumiamo. In questi luoghi siamo solo di passaggio e cerchiamo di limitare il più possibile il nostro impatto, perché qui ci sentiamo i benvenuti, e onoriamo questa condivisione. 

Bidet della Contessa in Val di Mello © Laura Persavalli

PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

La cura che abbiamo per la montagna, come arrampicatori, parte dal nostro impegno nelle scelte di ogni giorno, come individui. Parte da chi scegliamo di sostenere, con il nostro voto o portafoglio, da ciò che mangiamo e indossiamo, da come viaggiamo e da che tipo di energia usiamo a casa e in ufficio. Parte col renderci attivisti per il clima nel nostro piccolo, parlando del cambiamento climatico con chi ancora non lo fa e portando avanti – per primi o da secondi va bene – quelle cause che si battono per il pianeta.

Possiamo tutti essere protagonisti del cambiamento, chiunque noi siamo. Organizzazioni, brand, aziende, politica e associazioni di individui, dobbiamo unirci in uno sforzo comune per affrontare la crisi del nostro tempo, la crisi climatica. Per farlo serve scegliere le opzioni più sostenibili che al momento abbiamo a disposizione e cercare sempre di innovarci, per offrirne di nuove e di migliori.

Valdaone in autunno © Laura Persavalli

LA VIA DELLA SOSTENIBILITA’

Non è necessario essere sostenibili al 200% e, forse, non è nemmeno possibile. L’atto stesso di produrre non è sostenibile in sé, dalle risorse che prende, all’energia che richiede, alla quantità di “cose” in più che immette nel pianeta. Del resto viviamo in un’epoca in cui si sta anche riconoscendo – speriamo – l’importanza per ogni persona di realizzarsi e fare nella propria vita ciò che più le piace. E va da sé che spesso per fare ciò che desideriamo abbiamo bisogno di strumenti adeguati (non è sempre così semplice andarsene in giro nudi).

Ci serve quindi un equilibrio tra quello che è sostenibile per il pianeta nella sua interezza e quello che lo è per noi come persone, sapendo – ovviamente – che per la Terra qualche sacrificio lo dobbiamo fare. Serve essere tutti consapevoli e desiderosi di trovare modi per diventare giorno per giorno un po’ più sostenibili. Perché di questo si tratta: di un percorso, di una via da scalare insieme.
In sintesi, la cosa migliore che possiamo fare è scegliere di cosa abbiamo bisogno in modo responsabile, senza richiedere al pianeta il superfluo, ed essere rispettosi della nostra casa comune e dei suoi abitanti tutti.

Grazie

Fotografie di Laura Persavalli

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