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Brocchi Manifesto

Pubblicato sulla Climbing Travel Guide di Mapo Tapo, il Brocchi Manifesto, tenta di racchiudere in poche righe il pensiero che anima Brocchi sui Blocchi.

Il 99% delle volte l'arrampicata è una sconfitta. Amedeo appeso nella falesia "Never Sleeping Wall" - Viaggio in Sicilia con MapoTapo © Roberto Mor

Se inizi ad arrampicare dopo i 20 anni sai cos’è l’assurda felicità di chiudere le prime vie in palestra; quelle vie su cui i ragazzini dell’agonismo, con almeno 10 anni meno di te, neanche si scaldano; le stesse vie su cui anziani alpinisti delicatamente passeggiano.

Tu sei lì, con i tuoi avambracci perennemente ghisati in quel limbo di chi scala sognando di diventare il nuovo Megos e la consapevolezza di aver usato i tuoi anni migliori praticando altri sport; da una parte l’ardente passione, la voglia di scalare, la necessità di migliorarsi, dall’altra il sapere che tutto questo non ti costruirà un futuro: questi siamo noi, i Brocchi.

Cresciuti sui campetti in cemento, tra una partita a calcio o a pallacanestro. All’arrampicata ci siamo avvicinati tardi, chi spinto dall’amore per la montagna, chi tirato dentro dagli amici.

Ci siamo conosciuti all’interno di una palestra che ormai non esiste più, e abbiamo scoperto uno sport dove la competizione con gli altri non ha, per noi, alcun senso: chiudere una via non impedisce ad un altro di fare lo stesso, e il fallimento bhe… l’arrampicata è 99% sconfitta.

Viaggio e condivisione. Brocchi Sui Blocchi e amici durante il viaggio in Sicilia con MapoTapo © Roberto Mor

C’è però un fattore che non avevamo previsto nell’arrampicata: per quanto essa possa essere uno sport individuale, viverla in condivisione divide la fatica, allevia il dolore nella sconfitta e moltiplica la gioia del successo.

L’amicizia è ciò che davvero ci ha fatto innamorare dell’arrampicata: i viaggi insieme, i racconti, i discorsi sotto la parete, crescere attraverso gli altri, imparare, condividere e confrontarsi: questo è Brocchi sui Blocchi.

Nei viaggi, tra le risate e i momenti di condivisione abbiamo ascoltato, imparato, discusso e ci siamo confrontati su cosa fosse per noi questo sport. Abbiamo scoperto che per noi l’arrampicata non si ferma semplicemente al confrontarsi con la roccia: l’arrampicata è prima di tutto un viaggio, fatto di svase maledette, catene irraggiungibili e birrette ghiacciate; ma soprattutto un viaggio alla scoperta di noi stessi, degli altri e del mondo.

In questo fantastico viaggio che è l’arrampicata non esiste una ricetta giusta, ogni arrampicatore viaggia come preferisce, il nostro mantra è solo uno:

“Avere rispetto”, forse inteso nel concetto più generale di amore, per la storia, per l’ambiente e per le persone.

Amare l’ambiente significa non lasciare tracce, che siano mozziconi di sigaretta, bucce di banana, pezzi di tape o prese modificate; lascio il posto come lo avevo trovato e mi porto via tutto quello che avevo con me quando sono arrivato. Vivo la natura, la amo, la rispetto e la difendo, perché quello che amiamo di questo sport non è solo il gesto, ma anche il luogo dove lo pratichiamo.

Rispettare le persone vuol dire non fare differenze di sesso, genere, etnia, religione, marca di birra bevuta e neanche di grado: siamo tutti innamorati dello stesso sport e questo ci rende tutti e tutte sorelle e fratelli. Questo vuol dire anche avere rispetto dei propri limiti e di quelli degli altri, riconoscere ogni altro arrampicatore come pari, per la passione che condividiamo più che per qualsiasi contrasto che potremmo avere. L’arrampicata è libertà, non esiste un modo giusto di viverla.

Siamo amici, non competitivi, antifascisti, antisessisti, ambientalisti e, anche se siamo scarsi, amiamo raccontarci: questo è il Brocchismo.

Fotografie di Roberto Mor 

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