Ormai il nome Brocchi Sui Blocchi lo diamo quasi per scontato, lo ripetiamo ogni giorno da più di 7 anni. Ma, se ci fermiamo a riflettere, siamo orgogliosi di questo nome; rappresenta una rivendicazione della mediocrità, un concetto che è stato a lungo maltrattato e frainteso.
Siamo cresciuti con l’idea che bisogna sempre primeggiare, essere i migliori, distinguersi, spinti da una società che ci chiede costantemente di essere unici, speciali, inarrivabili. E, francamente, ci siamo stancati, sul serio, non in senso metaforico. Questa corsa all’eccellenza ci logora, ci fa sentire insoddisfatti e, paradossalmente, ci spinge tutti nella stessa identica direzione, verso una standardizzazione del successo.
La mediocrità come atto di ribellione
Per questo ci piace la mediocrità. Essere mediocri non significa essere meno; significa accettare che non dobbiamo sempre brillare per essere validi. Si tratta di un atto di ribellione contro la pressione di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, una pressione che ci soffoca e ci priva della libertà di essere semplicemente noi stessi.
Possiamo essere noi stessi, con tutte le nostre imperfezioni. E questo, oggi, è un vero atto di coraggio. Non è difficile essere mediocri; è difficile dover continuamente dimostrare di non esserlo. Viviamo in una cultura che celebra solo il successo, il miglioramento, l’eccellenza, ma noi vogliamo riprenderci il diritto di fallire, di essere imperfetti, di non dover necessariamente puntare sempre alla vetta.
La fragilità come valore
No, per quanto si possa usare l’ironia, dirsi Brocchi non è la via più facile. Parlarne, raccontare la fragilità, in questo mondo è fottutamente difficile. Significa mettersi a nudo davanti agli sconosciuti, accettando il rischio di essere giudicati, di non essere compresi. Ma forse è proprio per questo che ci chiamiamo così, e che abbiamo scritto un libro dove parliamo, soprattutto, delle nostre paure: perché solo raccontando le nostre debolezze possiamo liberarci dal peso di doverle portare da soli.
Cosa vuol dire essere brocchi?
“Cosa vuol dire essere Brocchi?” ci chiedono spesso alle presentazioni. Vuol dire liberarsi dalla necessità di brillare per forza e iniziare a volerci bene per quello che siamo. Vuol dire abbracciare le nostre fragilità, scoprire che fanno parte di noi e che va bene così. Essere Brocchi vuol dire accettare che va bene non essere sempre i migliori, che possiamo trovare valore in noi stessi anche se non eccelliamo in ogni cosa.
La bellezza della mediocrità nelle attività ricreative
Questa accettazione si estende anche nelle attività ricreative. In un mondo che spesso ci spinge a migliorare costantemente o a monetizzare i nostri hobby, è importante difendere l’idea che alcune attività possano rimanere semplicemente rilassanti e appaganti, senza la pressione di dover essere bravi o efficienti. La gioia sta nel fare qualcosa per il puro piacere di farlo, senza obiettivi di miglioramento o monetizzazione.
Quando ci permettiamo di fare qualcosa solo per il piacere di farlo, senza l’ansia di diventare i migliori, scopriamo una libertà diversa, più pura. La libertà di fare qualcosa senza la pressione di dover essere bravi ci apre la mente a nuove esperienze. Non tutto nella vita deve avere uno scopo produttivo o portare a un miglioramento costante. Il piacere di provare nuove esperienze senza preoccuparsi del risultato è una celebrazione dell’avventura stessa.
Cultura della produttività
Nella società odierna, la cultura della produttività rischia di trasformare anche il tempo libero in lavoro. Ogni momento di svago diventa un compito da portare a termine, un’occasione per migliorarsi o per aggiungere nuove competenze al nostro bagaglio. Ma cosa succede se non vogliamo farlo? Se desideriamo semplicemente divertirci, senza dover dimostrare nulla a nessuno?
Preservare la mediocrità in alcune attività, difendere l’imperfezione e il diritto a non essere sempre performanti, è un modo per proteggerci da questa cultura ossessiva della performance. Non dobbiamo necessariamente eccellere in tutto, e va bene così. Essere Brocchi è una rivendicazione della semplicità e della libertà di essere imperfetti. Vuol dire vivere le nostre passioni e le nostre esperienze senza il peso di doverle trasformare in competizioni.
La ribellione dell’imperfezione
Abbracciare la mediocrità è un atto di ribellione. È il rifiuto di un modello di vita che ci impone di essere sempre al massimo, sempre al meglio. Noi Brocchi preferiamo vivere le nostre esperienze con leggerezza, con il piacere di essere imperfetti, perché alla fine non è difficile essere mediocri, è difficile dover continuamente dimostrare di non esserlo.
Se anche tu senti questa pressione, forse è il momento di liberarti dalla necessità di brillare e iniziare a volerti bene per quello che sei, con tutte le tue fragilità. E, alla fine, scoprirai che va bene così.