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Cosa regalare ad un/a climber

Se stai cercando idee regalo per il tuo amichetto arrampicatore o la tua amichetta arrampicatrice, sei nel posto giusto! Trovare il regalo perfetto per qualcuno appassionato di arrampicata può sembrare difficile, ma esistono tanti oggetti pratici e apprezzati che ogni climber saprebbe sfruttare al massimo. Dalla spazzola per pulire le prese fino ai crash pad, ci sono accessori e attrezzature che possono rendere ogni sessione di arrampicata più sicura, comoda e divertente. In questo articolo esploriamo alcuni dei migliori regali per arrampicatori, adatti sia ai principianti sia agli scalatori esperti, partendo da quelli che costano poco, fino a quelli se siete ricchi o in tantissimi a fare il regalo. Scopriamo insieme cosa regalare a un arrampicatore.

Spazzola per arrampicata

La spazzola è un accessorio essenziale per ogni arrampicatore, soprattutto per chi pratica bouldering, ma non solo. Serve per pulire le prese e rimuovere il residuo di magnesite e la polvere che possono ridurre l’attrito. Una spazzola di buona qualità aiuta a migliorare la presa e a rendere i tentativi più efficaci, prevenendo cadute evitabili. Si trova di tanti materiali e dimensioni, noi suggeriamo quelle in legno con le setole naturali, che non creano microplastiche in giro. È un regalo utile, non ti serve sapere se l’amicə ne ha già una perché alla fine le spazzole si collezionano e soprattutto aiuterai a costruire una cultura positiva nel mondo dell’arrampicata. 

Sacchetto per la magnesite

Il sacchetto per la magnesite, o chalk bag, è un altro must-have per gli arrampicatori. Usato per trasportare la magnesite, è un accessorio di cui ne esistono tantissime varietà, da quelli più utili e leggeri, a quelli più simpatici e colorati. L’unica differenza che devi avere a mente è che esistono le sacchette piccole, per quando si fa corda e che si attaccano agli imbraghi, e le sacchette grandi, da bouldering, spesso con anche gli spazi per tenere le spazzole o i nastri. 

E se vi serve magnesite per riempire le sacchette, c’è quella di SKALO, di tutti i tipi e che si impegna nel sociale per cercare di rendere il mondo un posto più equo. Ecco il link alla magnesite sul nostro shop!

Libri di arrampicata

Soprattutto il nostro libro d’arrampicata: Abituati a cadere.
I libri di arrampicata sono regali perfetti per chi ama questa disciplina, raccontano storie di grandi imprese o storie più semplici in cui immedesimarsi, possono ispirare e far sognare.
Che si tratti di manuali tecnici, biografie di arrampicatori famosi o libri motivazionali, la lettura può arricchire l’esperienza di chi pratica questo sport. Alcuni libri sono particolarmente apprezzati perché offrono suggerimenti pratici e approfondimenti utili per sviluppare tecnica e forza.

Alcuni libri che noi abbiamo particolarmente apprezzato sono:

  • Abituati a cadere dei Brocchi sui Blocchi. (ok ora facciamo i seri, giuro).
  • Action Directe di Wolfgang Güllich
  • Topo di Falesia di Jerry Moffatt
  • Verso un nuovo mattino di Enrico Camanni
  • L’impossibile è un po’ più su di Jacopo Larcher

Guide d’arrampicata

Le guide d’arrampicata sono indispensabili per gli appassionati di arrampicata outdoor. Sono sempre libri, ma forniscono dettagli preziosi sui luoghi, le vie e le falesie migliori, spesso includendo mappe, indicazioni precise e consigli di esperti su come affrontare i percorsi. È un regalo ideale per chi ama esplorare nuovi posti, o frequente un posto talmente tanto da aver ormai distrutto la propria guida (succede davvero). Le guide possono essere specifiche per una certa area geografica, per livello di difficoltà o per tipologia di roccia, così da adattarsi alle preferenze di ogni arrampicatore.

Abbigliamento 

Che se ne dica, è l’abbigliamento a fare l’arrampicatore, tutti noi siamo ossessionati dalle maglie colorate, dai pantaloni comodi, dalle felpe calde per le sessioni invernali. Basta guardare un climber per capire che porta in sé un modo di vivere, una cultura fatta di libertà, essenzialità e un pizzico di ribellione. Certo che ogni tanto andiamo anche oltre, con le maglie piene di buchi e pantaloni pieni di toppe. 

Regalare abbigliamento da arrampicata significa quindi offrire un pezzo di questa culturaPuoi regalare una, ormai iconica, maglia CADUTA BROCCHI, o cercare sul nostro shop se c’è qualcosa più adatto al tuo regalo. 

Per i pantaloni, se vuoi regalare qualcosa di unico ti consigliamo BRAGHE, dove ogni braga è unica, proprio come le vie d’arrampicata. 

Corda da arrampicata

La corda è un elemento fondamentale nell’attrezzatura di ogni arrampicatore  e uno di quelli che si consuma di più e va cambiata frequentemente per offrire sicurezza. Regalare una corda di alta qualità significa regalare affidabilità durante le scalate. Le corde da arrampicata variano in lunghezza, diametro e tipo (dinamiche o statiche), e la scelta dipende dalle esigenze dell’utilizzatore, ma in genere con una 70 metri vai in quasi tutte le falesie. Una corda nuova può essere il regalo perfetto per un arrampicatore che pratica falesia. Se invece l’arrampicatore pratica vie lunghe o alpinismo, forse sarebbe meglio regalare delle mezze corde che sono rappresentate dal simbolo 1/2 dentro ad un cerchio. 

Crash pad

Il crash pad è un materasso utilizzato dagli arrampicatori di bouldering per attutire le cadute. È un elemento di sicurezza essenziale per chi pratica arrampicata senza corda, dato che fornisce una protezione aggiuntiva in caso di scivolate o cadute. I crash pad sono disponibili in varie dimensioni a seconda delle necessità e (anche del budget), ma un crash di alta qualità è un regalo che può durare molti anni. Puoi regalare anche una coperta, che serve per uniformare l’area di atterraggio e coprire i buchi tra i vari pad, noi la troviamo molto utile.

Sia per i crash che per la coperta noi ti consigliamo quelli degli amici di BRAZZ

in conclusione

Noi arrampicatori siamo persone semplici ma infottate di questo sport, quindi non preoccuparti troppo, vedrai che ogni regalo sarà apprezzato. Che si tratti di una spazzola, di una corda o di un libro ispirazionale, scegliere un regalo per un appassionato di arrampicata significa supportare la sua passione e incoraggiarlo a superare i propri limiti. Speriamo che queste idee regalo ti abbiano dato l’ispirazione giusta per trovare il pensiero perfetto per l’arrampicatore che conosci. Bacini brocchini. 

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Perché ci chiamiamo Brocchi: la rivendicazione della mediocrità

Ormai il nome Brocchi Sui Blocchi lo diamo quasi per scontato, lo ripetiamo ogni giorno da più di 7 anni. Ma, se ci fermiamo a riflettere, siamo orgogliosi di questo nome; rappresenta una rivendicazione della mediocrità, un concetto che è stato a lungo maltrattato e frainteso.

Siamo cresciuti con l’idea che bisogna sempre primeggiare, essere i migliori, distinguersi, spinti da una società che ci chiede costantemente di essere unici, speciali, inarrivabili. E, francamente, ci siamo stancati, sul serio, non in senso metaforico. Questa corsa all’eccellenza ci logora, ci fa sentire insoddisfatti e, paradossalmente, ci spinge tutti nella stessa identica direzione, verso una standardizzazione del successo.

La mediocrità come atto di ribellione

Per questo ci piace la mediocrità. Essere mediocri non significa essere meno; significa accettare che non dobbiamo sempre brillare per essere validi. Si tratta di un atto di ribellione contro la pressione di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, una pressione che ci soffoca e ci priva della libertà di essere semplicemente noi stessi.

Possiamo essere noi stessi, con tutte le nostre imperfezioni. E questo, oggi, è un vero atto di coraggio. Non è difficile essere mediocri; è difficile dover continuamente dimostrare di non esserlo. Viviamo in una cultura che celebra solo il successo, il miglioramento, l’eccellenza, ma noi vogliamo riprenderci il diritto di fallire, di essere imperfetti, di non dover necessariamente puntare sempre alla vetta.

La fragilità come valore

No, per quanto si possa usare l’ironia, dirsi Brocchi non è la via più facile. Parlarne, raccontare la fragilità, in questo mondo è fottutamente difficile. Significa mettersi a nudo davanti agli sconosciuti, accettando il rischio di essere giudicati, di non essere compresi. Ma forse è proprio per questo che ci chiamiamo così, e che abbiamo scritto un libro dove parliamo, soprattutto, delle nostre paure: perché solo raccontando le nostre debolezze possiamo liberarci dal peso di doverle portare da soli.

Cosa vuol dire essere brocchi?

“Cosa vuol dire essere Brocchi?” ci chiedono spesso alle presentazioni. Vuol dire liberarsi dalla necessità di brillare per forza e iniziare a volerci bene per quello che siamo. Vuol dire abbracciare le nostre fragilità, scoprire che fanno parte di noi e che va bene così. Essere Brocchi vuol dire accettare che va bene non essere sempre i migliori, che possiamo trovare valore in noi stessi anche se non eccelliamo in ogni cosa.

Tatuato sulla pelle, foto di Roberto Mor

La bellezza della mediocrità nelle attività ricreative

Questa accettazione si estende anche nelle attività ricreative. In un mondo che spesso ci spinge a migliorare costantemente o a monetizzare i nostri hobby, è importante difendere l’idea che alcune attività possano rimanere semplicemente rilassanti e appaganti, senza la pressione di dover essere bravi o efficienti. La gioia sta nel fare qualcosa per il puro piacere di farlo, senza obiettivi di miglioramento o monetizzazione.

Quando ci permettiamo di fare qualcosa solo per il piacere di farlo, senza l’ansia di diventare i migliori, scopriamo una libertà diversa, più pura. La libertà di fare qualcosa senza la pressione di dover essere bravi ci apre la mente a nuove esperienze. Non tutto nella vita deve avere uno scopo produttivo o portare a un miglioramento costante. Il piacere di provare nuove esperienze senza preoccuparsi del risultato è una celebrazione dell’avventura stessa.

Cultura della produttività

Nella società odierna, la cultura della produttività rischia di trasformare anche il tempo libero in lavoro. Ogni momento di svago diventa un compito da portare a termine, un’occasione per migliorarsi o per aggiungere nuove competenze al nostro bagaglio. Ma cosa succede se non vogliamo farlo? Se desideriamo semplicemente divertirci, senza dover dimostrare nulla a nessuno?

Preservare la mediocrità in alcune attività, difendere l’imperfezione e il diritto a non essere sempre performanti, è un modo per proteggerci da questa cultura ossessiva della performance. Non dobbiamo necessariamente eccellere in tutto, e va bene così. Essere Brocchi è una rivendicazione della semplicità e della libertà di essere imperfetti. Vuol dire vivere le nostre passioni e le nostre esperienze senza il peso di doverle trasformare in competizioni.

La ribellione dell’imperfezione

Abbracciare la mediocrità è un atto di ribellione. È il rifiuto di un modello di vita che ci impone di essere sempre al massimo, sempre al meglio. Noi Brocchi preferiamo vivere le nostre esperienze con leggerezza, con il piacere di essere imperfetti, perché alla fine non è difficile essere mediocri, è difficile dover continuamente dimostrare di non esserlo.

Se anche tu senti questa pressione, forse è il momento di liberarti dalla necessità di brillare e iniziare a volerti bene per quello che sei, con tutte le tue fragilità. E, alla fine, scoprirai che va bene così.

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Boulders No Borders: Abbattere i confini che separano le persone.

Cos’è per te inclusività?

E per lei? Per loro? Sarebbe bello partire da uno scambio di idee reciproco per sviluppare insieme questa parola. Magari una prossima volta faremo proprio così. Intanto abbiamo voglia di raccontarvi un po’ la visione di Boulders No Borders.

Per noi inclusività rappresenta molte cose, potremmo dire che è il fondamento di Brocchi Sui Blocchi, il terriccio fertile e bio-diverso da cui diamo forma a tutto ciò che creiamo e facciamo. Inclusività per noi è condivisione, antisessismo, è scalare insieme sotto uno stesso blocco, o ai piedi della stessa falesia, senza divisioni né confini. Per questo un anno fa è nato lo slogan Boulders No Borders, l’arrampicata per unire, mai per dividere.

Grafica realizzata da Michela Cavalleri

Boulder è condivisione

L’idea di Boulders No Borders prende forma con il tour con LaSportiva 2022 e inizia esattamente con il tracciare blocchi senza grado durante gli eventi nelle palestre. Come dice qualcuno di noi: “perché siamo socialisti”. Perché, di fatto, questo non è che l’approccio egualitario applicato al bouldering: sotto un blocco siamo tutte e tutti uguali, di fronte alle difficoltà così come ai successi, e lavoriamo insieme per risolvere un problema. In questo lavoro di squadra non importa il grado, che viene messo da parte a favore della collaborazione. E soprattutto per poter dire che se un blocco lo chiudi te, vale anche per me, no?

Nel boulder poi è molto facile fare gruppo con chi trovi a scalare vicino a te, basta superare la difficoltà iniziale, cioè il non conoscersi, ma spesso bastano due consigli, una richiesta di methode, che si è subito compagnə di squadra. 

Visto che poi questa vicinanza fisica non ci bastava, abbiamo dato il via a un’intera community per poter condividere tutto, dalla tristezza per una giornata no, allo stampaggio inaspettato del progetto, alla fatica dell’allenamento; quando siamo insoddisfatti dei nostri pochi passi avanti e quando invece siamo felici per il miglioramento; quando si bevono birrette e quando è semplicemente bello stare in compagnia, all’aria aperta, sotto lo stesso sole.

Il boulder è condivisione, foto di Roberto Mor

Boulder è antisessismo

Boulders No Borders si erge per un senso di inclusività estremamente profondo in una società che è troppo spesso machista e sessista, cosa che si rispecchia poi nel mondo dell’arrampicata, dove spesso o sei il maschio forte o non vali nulla; o sei la femmina fica che ha bisogno di consigli o se scali duro è perché in fin dei conti sei un “maschiaccio”.

Rivendichiamo l’uguaglianza di genere e di orientamento sessuale, siamo tutti e tutte uguali davanti a ciò che scaliamo, così come di fronte a ogni aspetto della vita. Ciò che conta è poter esprimere sé stesse e sé stessi e accettarci come siamo.

Boulder è niente confini

In un mondo che spesso divide, giudica, sminuisce e allontana il diverso, invece che comprendere e accogliere, possiamo con gioia dichiarare che sotto un blocco siamo tutti uguali, non esistono confini, non esistono nazioni, si è tutti uniti da un’unica passione.

Quante volte a scalare incontriamo gente nuova, di tutti i paesi? Alla fine sotto i blocchi parliamo la stessa lingua, ci rivediamo nello stesso gesto, nella stessa attività.
Il bouldering ci unisce ed elimina ogni frontiera, qualunque divisione possibile. Ha lo straordinario potere di avvicinare e far conoscere persone che magari non si sarebbero mai incontrate, per studi o lavori diversi, per storia, per abitudini e amicizie diverse. Ma l’arrampicata come unico comune denominatore spesso è sufficiente.

Con quest’idea, questo modo di vivere l’arrampicata, rivendichiamo per tutte e per tutti la possibilità di scalare, senza doverci sentire inadeguati per come siamo, ma uguali sotto lo stesso blocco. Boulders No Borders è lo slogan di Brocchi Sui Blocchi per un mondo più bello, più equo, più bio-diverso.

Laura Persavalli

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Preferisco Ghisarmi. Com’è nato il podcast di Brocchi Sui Blocchi.

TUTTO INIZIA CON UN’ALLEGRA OCCUPAZIONE

E’ una sera come le altre quella in cui i Brocchi decidono di invadermi casa. Devono attuare il loro piano di conquista molesta, ma non armata, del mondo e per farlo serve un luogo isolato, non in città, troppo banale e facilmente localizzabile. La scelta perfetta già lo avete capito qual è.

“Abbiamo bisogno di un posto silenzioso per registrare… scusa, puoi non fare rumore Laura?”. Così inizia la composizione del podcast d’arrampicata di questi quattro Brocchi, non ho ancora capito se più amici d’intesa o compagni di avventura. Tra la brezza del Lago di Garda e il silenzio imposto, ispirazione e concentrazione si uniscono e fluiscono in un tutt’uno quasi perfetto. No, la sto romanzando, ci sono errori, risate, sedie che stridono e che fanno arrabbiare tutti.

Un po’ leggo, cercando di non fare il minimo rumore, persino sfogliando le pagine – non vorrei mai essere proprio io a interrompere il flusso naturale d’idee. Un po’ ascolto incuriosita questa passione uscire da persone non professioniste dell’intrattenimento, non professioniste dell’arrampicata, solo innamorate di ciò che vogliono raccontare. Sorrido. “Eccolo qui lo spirito Brocco” penso.

Grafica del podcast disegnata da Michela Cavalleri

UN ALTRO PODCAST, UN PO’ PIU’ SOCIALISTA

Inizia così questo podcast che porta i Brocchi di nuovo su Spotify. Eh già, di nuovo. Durante il primo lockdown della pandemia, nel 2020, quel brocco da biblioteca di Amedeo decideva di mettersi a leggere ogni libro di arrampicata che riuscisse a trovare – sempre con mio grande piacere visto che ora abbiamo casa piena di racconti di rocce e di ghisa – e di farne un podcast a tempo perso, o almeno così sembrava. Il risultato di tante letture è Recensioni Brocche, ancora disponibile su Spotify.

Questo primo esperimento, nato dalla noia e dalla voglia di tornare a uscire e scalare, libera così la via a questo secondo podcast, un po’ più strutturato, molto più socialista. Infatti, qui abbiamo non una, ma ben quattro voci, che si riuniscono per il desiderio di trovare nuovi modi di raccontare storie d’arrampicata, e non solo quella dei più forti, ma anche quella degli scarsi, degli ultimi, di chi non si tiene ma è troppo innamorata per mollare. Nel podcast ogni voce rispecchia il proprio percorso, la propria visione, il vissuto personale di questo sport poliedrico.

Veniamo ora al nome. Preferisco Ghisarmi è quella risposta perfetta a ogni occasione. Di fronte al dover lavorare, studiare, dormire, fare ape o registrare, arrampicare diventa l’unica scelta desiderabile. O meglio, arrampicare male, perché quando ti ghisi troppo forse qualcosa che non sta andando proprio proprio come dovrebbe c’è, come ben sappiamo. E’ così che Preferisco Ghisarmi diventa l’unica scelta possibile per dar nome a questo nuovo podcast.

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Roberto Mor, Amedeo Cavalleri, Davide Borgogno e Dario Cressoni, i quattro speaker del podcast

IL RAGIONAMENTO CONTORTO, MA NEMMENO TROPPO, DIETRO A TUTTO

L’idea del format nasce durante i lunghi viaggi andata e ritorno in direzione dei raduni di arrampicata passati ad ascoltare Power Pizza. In questi momenti di convivenza ristretta ascoltare podcast può essere davvero un’ottima idea per imparare e farsi due risate. E poi provate a stare due ore in macchina con la musica di Amedeo. Viva la diversità, ma troppa trap stroppia. Perciò lo spunto illuminante è parlare di storie, di questioni sociali e ambientali, e allo stesso tempo intrattenere. “Bho, tanto tra noi già ridiamo sempre, speriamo di far ridere anche gli altri”.

Arriva poi lo sponsor. Si vuole alzare un po’ il livello del prodotto rispetto al primo podcast e per poterlo fare servono i microfoni giusti, un montaggio professionale, grafiche riconoscibili, una sigla fatta bene. Dopo un po’ di corteggiamento, ecco: da La Sportiva arriva l’ok, pare l’idea piaccia, e così supporta il podcast brocco.
Infine, manca creare la sigla. Beh, Pupetti Tutti Matti è un fenomeno social che spacca e che fa davvero ridere, con queste canzoncine che rimangono in testa all’infinito. Ci si immagina subito di aprire il podcast e sentire Pupetti Tutti Matti che parte. L’idea fa impazzire. “Perciò gli abbiamo chiesto, anche lui ci ha detto di sì ed è uscita benissimo”.

Poi, ecco, per comprendere davvero l’origine del tutto va considerato che forse c’era voglia di questo tipo di contenuto, che raccontasse l’arrampicata in modo diverso. Del resto, i podcast vanno di moda, l’arrampicata pure. Perciò, in estrema sintesi si può dire che il popolo dell’arrampicata ha deciso che questo podcast dovesse avere inizio. E i Brocchi hanno risposto, a modo loro.

Laura Persavalli

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